Articolo di Alice Redetti

Per molti anni ho vissuto nella confusione, senza poter accedere a quella parte più profonda e intima di me stessa nella quale sono custoditi la verità di ciò che sono e i desideri per la mia vita. Guardando indietro, mi accorgo di essere stata però in qualche modo accompagnata dalla presenza e dalla storia di mia nonna paterna Teresa Martini Redetti. 

La nonna, che durante la guerra era poco più che ventenne, aveva aderito al gruppo cattolico padovano di Padre Cortese che aiutò molte famiglie ebree a fuggire dalla stretta del nazifascismo. Per questo mia nonna fu denunciata, arrestata e trascorse un anno di prigionia in un campo di lavoro in Germania, assieme alla sorella più giovane. Lì conobbe quello che sarebbe diventato suo marito e mio nonno Andrea, imprigionato per motivi politici.

Ho avuto il privilegio di sentire direttamente da lei, in qualche rara occasione, il racconto degli orrori della prigionia. Ricordo la profonda commozione che la attraversava e l’orgoglio di essere stata chiamata in tante scuole a portare testimonianza della sua esperienza.

L’insegnamento che lei mi ha offerto l’ho compreso solo recentemente in tutta la sua grandezza: seguire la propria strada è la cosa più importante di tutte, più importante anche della paura di morire.

È come se allora per lei, come per tanti altri in quel periodo che aderirono ai movimenti partigiani, sia stato impossibile non scegliere quello che sentivano essere giusto - spronati proprio dalle difficoltà e dalla necessità di mettersi al servizio a non scendere a compromessi con i propri valori.

Ci ritroviamo invece ora a vivere in una società in cui materialmente abbiamo tantissimo ma dove darsi il diritto di seguire il richiamo più profondo a vivere pienamente e a fare quello che si desidera sembra un’impresa quasi irraggiungibile. La paura è probabilmente la stessa, ma è impossibile affrontarla. 

E così quella paura non guardata ci fa rimanere a lungo nelle nostre vite apparentemente comode e profondamente stressanti in cui cerchiamo di convincerci di essere felici… per molti di noi gli anni passano in un accumulo di sofferenza e frustrazione. 

Mia nonna sicuramente mi è stata di grande esempio quando si è trattato di trovare il coraggio di fare quello che volevo nella vita… ho scoperto che attraversare l’enorme paura che avevo non solo non mi poteva uccidere, ma mi avrebbe anzi permesso di iniziare ad assaporare quello che è davvero la vita.

In cambio delle sue incertezze, continui cambiamenti e impossibilità di approdare ad un porto sicuro, la vita infatti ci apre all’amore, all’abbondanza, a una felicità semplice e a meraviglie senza fine nel fluire dell’esistenza.

Un richiamo irresistibile per ognuno di noi, molto più alla portata di quello che vogliamo vedere, un nuovo modo di vivere che può iniziare davvero molto gradualmente. E così, un passo alla volta e ritrovando quel senso perduto di libertà, il “seguire la propria strada” arriva del tutto spontaneamente e senza sforzo, abbracciato anch'esso dal flusso naturale della vita.